I quattromila libri di Diego Travan che trae ispirazione da Shakespeare

Il Gazzettino, 9 aprile

Trae ispirazione da Shakespeare e dal calcio. Ma il personaggio a cui sente di assomigliare è Don Chisciotte, che inventa, si batte, ha senso del dovere e crede nella forza delle idee.

Diego Travan vive nella “dependance”, in un “esilio” forzato causa elezioni, che hanno inevitabilmente rallentato i lavori di ristrutturazione della casa comprata 20 anni fa a Tavagnacco. Ma anche nella casa provvisoria, balza all’occhio la grande quantità di libri: «Quattromila, ma abbiamo previsto una libreria che ne può contenere fino a 9mila». Nella casa in restyling, l’ultimo piano è un open space, travi a vista e caminetto, con tutte le pareti occupate dalle mensole che ospiteranno i volumi.

Il designer che si è occupato dell’abitazione è olandese, il pavimento in legno, comprato in Repubblica Ceca. Una casa cosmopolita: «Come noi. Viaggiavamo molto, ora meno». Travan conosce 5 lingue, la moglie 4. Imprenditore di arredamenti, la sua azienda è tra le più quotate a livello internazionale. Il design? «È strettamente collegato al clima culturale. Il minimalismo, che non mi ha mai appassionato molto, si allacciava, secondo me, ad un periodo di individualismo e di mancanza di umanità. Ora il design si fa più caldo, un segno di cambiamento sociale». Tra le sue passioni, annovera il teatro e il grande amore per Shakespeare. Mostra un libro: si intitola “Giochi di potere. Sheakspeare spiegato ai manager”. Nelle pagine del genio inglese dice di aver spesso trovato spunti per risolvere i dubbi quotidiani, ma lui non si sente Amleto, «che elabora solamente» quanto piuttosto il Don Chisciotte di Cervantes: «Quando spariranno questi tipi umani, si potrà chiudere il libro della storia perché non ci sarà più nulla da scrivere».

Ed ecco la seconda grande passione: la storia, soprattutto il periodo della Rivoluzione Francese e la prima guerra mondiale, nei cui luoghi è nato: «Sono originario di Gradisca d’Isonzo, dalle finestre di casa vedevo i luoghi dei massacri. Ed è un peccato che rischino di essere dimenticati». Ai clienti, quando va a prenderli all’aeroporto di Ronchi, mostra le colline su cui morirono migliaia di persone, tra Paesi che ora vivono assieme. E’ pacifista convinto, ma appassionato di storia militare: «E’ una delle mie contraddizioni. Diffido dalle persone tutte d’un pezzo che non ne hanno: la vita va avanti per contraddizioni». Ammira Cristoforo Colombo, «il personaggio più coraggioso della storia». E un po’ di coraggio, dice, ce l’ha avuto anche lui scendendo in campo per il centrosinistra alle Provinciali, terreno difficile: «Questo coraggio lo voglio portare in politica: non si può stare fermi, occorre guardare avanti e saper innovare. Nel centrodestra vedo chiusura, il più grande errore che il Friuli possa fare: non servono vuoti proclami di autonomismo, io sono fiero di essere friulano, ma voglio sostenere la friulanità del 2000».

Della friulanità tradizionale, Travan porta impressa l’idea del «rimboccarsi le maniche, del lavorare sodo», concetti che tornano spesso quando parla della sua vita da imprenditore. E per la politica, saccheggia le metafore calcistiche, una delle poche cose che guarda in tv: gioco di squadra, vincere, perdere e soffrire assieme, sono concetti in cui crede, lui che a 16 anni già allenava la Torriana Calcio. I suoi, moglie e due figli, lo appoggiano in questa avventura politica: il figlio di 10 anni si limita a notare le foto del papà sui manifesti, l’altro (che di anni ne ha 20) si è appassionato e gli dà consigli. «Non posso che sostenerlo - dice la moglie - perché sono convinta che contribuirà a cambiare le cose: è innovativo, concreto e con una forte sensibilità ai problemi sociali». Una sensibilità nata da una spinta personale: a 3 anni, per la poliomielite, rischiò l’infermità. Guarì, ma da allora si è sempre detto: «La parte debole avrei potuto essere io».

Alessia Pilotto

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